Perchè un amore finisce? Chi ha lasciato? Chi è stato lasciato? Chi è la vittima e chi il carnefice? Solitamente quando finisce una relazione, l'individuo sente l'impellente bisogno di darsi spiegazioni rispetto alla rottura del rapporto e, la spiegazione che solitamente viene più culturalmente accettata è quella del "non mi amava più". Tuttavia, dietro questa affermazione si nasconde un'importante ferita narcisistica dell'individuo, che, abbandonato dal partner, non si è sentito apprezzato, valorizzato secondo le sue aspettative. "Com'è possibile che non mi ami più?" "Che cosa ho fatto di sbagliato per non farmi amare?" Solitamente, nelle persone che vedono crollare un amore, soprattutto in assenza di spiegazioni, emerge una forte auto responsabilizzazione rispetto all'accaduto. La persona pensa al ventaglio di possibilità che possono aver portato il partner ad allontanarsi. La persona che viene lasciata si autoinfligge colpe per poter placare la frustrazione legata alle non risposte del partner. Non importa se le giustificazioni a cui ci aggrappiamo siano giuste o meno, l'importante è che svolgano la funzione di ancora di salvezza rispetto al nostro irrefrenabile bisogno di colmare quel vuoto che sentiamo dentro di noi.
Ma se cambiassimo prospettiva? In un bellissimo libro di J.Welwood emerge una lettura interessante rispetto alla prospettiva comune e standardizzata che abbiamo dell'amore e delle relazioni. L'autore infatti descrive questo bisogno di sentirsi amati "sento che lui-lei non mi ama abbastanza", non come un'effettiva mancanza di amore da parte dell'altro, quanto piuttosto un momentaneo iper bisogno della persona di recepire amore in ogni singolo dettaglio e gesto dell'altro e più cerco di valutare l'amore in ciò che l'altro fa per me, più mi allontano dal concetto stesso di amore. Ogni persona ha una modalità di espressione di amore autentica e soggettiva; ma in alcune fasi della vita le persone possono sentire il bisogno di sentirsi viste o comprese maggiormente dal partner. Questo perchè ogni persona nasconde dentro di sè delle cicatrici non metabolizzate rispetto alla mancanza di amore o attenzione da parte di un genitore, di un ex fidanzato-a, di un ex compagno-a; di conseguenza l'attuale partner diventa il capro espiatorio delle nostre mancanze non risolte. Quando non ci sentiamo amati, attribuiamo la responsabilità del non amore all'altro, piuttosto che interrogarci su quanto noi amiamo noi stessi. A che livello corporeo sentite la mancanza di non amore? A cosa la associate? Cosa provate a vivere questa sensazione e rimanere in contatto con essa? Nella vita, ma anche in terapia, non si può pensare di avere il controllo e il monopolio sull'altro, quindi non possiamo scegliere noi come e quando l'altro debba amarci; tuttavia abbiamo un potere ed una risorsa molto più importante, che è quella legata alla presa di consapevolezza delle proprie ferite: la domanda non è più " perchè il mio partner non mi ama?" ma "perchè in questo momento non mi sento amata dal partner?" "Questa mia condizione attuale di non amore quali corde passate va a sollecitare?" Rimanere in contatto con le proprie sensazioni corporee e mentali, è il primo passo verso l'amor proprio. E si parte sempre da qui; le relazioni possono avere alti bassi, possono essere imperfette, possono farci sentire non compresi. Ma l'amore verso se stessi e verso l'altro è perfetto sempre. Ascoltatelo, rimanete in contatto con esso; è quello il vostro porto sicuro.
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