Avete mai riflettuto sul fatto che la prima cosa che fa un bambino quando nasce, è quella di esprimere in maniera conclamata la sua sofferenza? Il bambino quando nasce, piange. Cioè la nascita, che dovrebbe essere associata al momento di massima felicità e piacevolezza, va a braccetto con il pianto del bambino, con la sua sofferenza. Ma soprattutto il dato più interessante è che quel genere di sofferenza non si può evitare, cioè non esiste nascita senza pianto, che quindi diventa necessario alla vita. Questa riflessione non è affatto scontata e ci insegna qualcosa di molto più importante. Molto spesso la sofferenza viene vissuta e vista dalle persone come qualcosa da evitare, di cui aver timore o di cui preoccuparsi. Invece, la sofferenza va attraversata al pari di tutte le altre emozioni che fanno parte dell'essere umano. La sofferenza fa parte di noi, non possiamo farne a meno e il solo modo per poter riuscire a stare meglio non è l'evitamento, la repressione, il soffocamento della sensazione negativa, bensì la capacità di riuscire ad affrontare quel disagio, a tu per tu, con tutte le legittime difficoltà che la persona può presentare. Questa è anche la chiave per affrontare anche un percorso di terapia, che non sarà semplice e nemmeno scontato, anzi nella maggior parte dei casi decidere di fare un percorso significa innanzitutto scegliere di attraversare la sofferenza e quindi di darle la giusta importanza e priorità. Come afferma una bellissima canzone di Mostro: " serve la ruggine, se vuoi brillare". E così sia. Prendetevi cura della vostra ruggine se volete puntare al vostro benessere!
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