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La sottile differenza tra controllare ed accettare un’emozione


In consultazione è molto comune lavorare sulle emozioni, sulla difficoltà ad esprimere le emozioni, sull’evitamento delle emozioni, sull’impossibilità di gestire le emozioni, che, in molte situazioni, ci travolgono come un fiume in piena. Proprio per questo, essendo le emozioni indomabili, è molto limitante a livello psicologico parlare di controllo emotivo. Sicuramente molte emozioni, come la rabbia, possono essere gestite nel miglior modo possibile attraverso l’espressione dell’emozione stessa “Mi sento arrabbiato con te; sento che sto provando un forte risentimento nei tuoi confronti”, piuttosto che con l’esplosione a livello verbale o corporeo (impeto) o la repressione dello stato stesso (implosione, non manifesto la rabbia palesandola all’altra persona,


ma la reprimo dentro di me). Quindi, possiamo parlare di gestione emotiva, legata ad un’espressione autentica dei nostri stati emotivi senza per questo sentirci in colpa verso noi stessi per provare quella specifica sensazione più o meno fastidiosa; ma prima di poter gestire uno stato emotivo, ci dimentichiamo di quanto sia importante poterlo accettare. L’accettazione dell’emozione comporta una maggior apertura ed accoglienza ad essa, una valorizzazione di noi stessi, per cui finalmente riusciamo a mostrarci per quello che siamo in quel preciso momento senza doverci nascondere agli altri o da noi stessi. Non è affatto scontato sentirsi liberi nella manifestazione delle proprie emozioni non solo verso l’altra persona ma innanzitutto verso noi stessi. Finchè non accettiamo tutte le nostre emozioni, non potremmo avere una conoscenza approfondita di noi e soprattutto una predisposizione naturale sul lavoro di esse.

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